In Italia la morsa delle restrizioni post covid-19 si è allentata il 4 maggio, e l’han chiamata “fase 2”.
In Spagna si chiama “fase 0”, ed è iniziata, anche lì, lunedì 4 maggio.

Per molti abitanti, una scelta istituzionale prematura, dato il gran numero di malati e di morti in seguito per il nuovo coronavirus, tanto da far raggiungere alla Spagna il triste primato europeo dell’Italia.

Ma, come da noi, segno della volontà di far ripartire l’economia.

(Abbiamo raccontato in un reportage alcune grandi città tra cui Barcellona, in tempi di quarantena, Leggi l’articolo.)

 

La fase zero in Spagna è un tentativo di ripartenza.  La fase 1 è iniziata il 4 maggio solo nelle Baleari e nelle Canarie, anche se raggiungerle resta proibitivo. Il 10 maggio inizia la fase 1 nelle province con pochi contagi, con l’apertura di attività, con regole ferree e clientela contingentata.

Fasi 2 e 3, con libertà di movimento e maggior attività aperte, saranno subordinate ai risultati delle precendenti fasi, e sul loro calendario (indicativamente entro giugno) non si hanno certezze.

Sant Andreu, quartiere di Barcellona, ai tempi del covid-19

 

A Barcellona, secondo il quotidiano spagnolo “el Periodico“, il 4 maggio soltanto il 10% dei negozi ha riaperto i battenti: la vera seconda fase si avrà lunedi 11 maggio 2020.

Sempre secondo “el Periodico” una grande percentuale di pendolari non ha più preso i mezzi pubblici, non si è spostata nè ha consumato. Solo il 10 per cento delle attività era in regola o si poteva permettere di aprire (tranne quelle attività indispensabili che non hanno mai chiuso), con la possibilità che nella settimana questa percentuale arrivi al 20%. Molto inferiore, come si comprende, alle aspettative.

 

Carrer de la Princesa, il cuore del Born, a Barcellona. Una tienda prima del covid-19

Ora tocca a te! Commercio di vicinato

L’ente cittadino “Barcelona Comerç” , che ha fornito i dati di cui sopra, con tutti i suoi soci ha promosso la campagna Ahora te toca a ti  (“Ora tocca a te”), con una serie di attività per invogliare al commercio “di vicinato”, ad acquistare localmente e ad aiutarsi all’interno dello stesso “barrio” (quartiere).

 

Ha creato inoltre un portale per organizzare il commercio online, con le consegne a domicilio, anche per quelle attività che non se lo potevano permettere o finora non ne avevano avuto bisogno.

Si chiama in catalano “Botigues obertes” ( “Negozi aperti” ): https://botiguesobertes.barcelona/

 

Piste ciclabili e marciapiedi più larghi

Le fasi previste in Spagna durante le quali si avrà una “desescalada“, un allentamento delle restrizioni, sono 4. Ora si pensa, come in Italia, a non tornare massivamente alle automobili private per gli spostamenti.

Sono previsti nella sola Barcellona “17 interventi alla rete di bus”; “un ampliamento fino a 30mila metri quadrati dei marciapiedi”, per garantire il distanziamento; ” “21 km in più di piste ciclabili”.

Questo per espressa volontà della sindaca Ada Colau di garantire la

sicurezza dei pedoni e migliorare la viabilità.

 

 

 

 

via Diagonal a Barcellona

Che ne sarà di ristoranti, bar, champanyerie e caffé, i veri cuori pulsanti della città di Barcellona?

Amplieranno, (come è stato proposto da noi in provincia di Trento) gli spazi esterni pubblici delle attività commerciali, per consentire un maggior distanziamento sociale?

Si farà la fila per raggiungerli, si limiteranno per forza di cose gli ingressi? Quali consumi prima comuni diventeranno accessori o di lusso?

Sono le stesse domande che ci poniamo in Italia, fondamentali le loro risposte per una vera ripartenza.

“terraza” a Barcelona

Sara Bonfili