Di cosa parliamo quando parliamo di Anne Frank è la raccolta di racconti che arrivò tra le prime tre per il Premio Pulitzer Narrativa.
E’ il libro di Nathan Englander del 2012, un omaggio a Carver, edito in Italia da #Einaudieditore.
Un nuovo minimalismo
Un interessante primo approccio per me a questo nuovo minimalista ebreo-americano che ha avuto successo negli Stati Uniti come tanti prima di lui: Philip Roth, Isaac Bashevis Singer, Jonathan Safran Foer, Cynthia Ozic... Tutti hanno conservato i modi e gli stili di vita della cultura ebraica, a volte anche criticandola.
Si tratta di otto racconti, tanto diversi quanto collegabili tra loro attraverso vari temi: a guerra tra Israele e Palestina, la difficoltà di integrazione e dialogo interreligioso, i ricordi d’infanzia, il laicismo di matrice ebraica, la critica della società religiosa tradizionale, la satira in stile ironico, i paradossi e le contraddizioni dell’estremismo nella società globalizzata statunitense.
In uno stile denso e chiaro Englander fa scelte formali diverse in ogni racconto, per rappresentare il contenuto. Sempre presente l’ironia yiddish.
Nei racconti autobiografici compaiono a volte l’autocommiserazione, a volte l’autoindulgenza. Ma sempre presente un grande amore per la scrittura.
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— This Nathan Englander’s collection of short stories won the third place on the Pulitzer Price in 2012. The title is a tribute to Raymond Carver’s famous book. He is a minimalist writer.
This is for me a great way to get acquainted with these American-Jewish autors, such us Paul Auster, Saul Bellow, Philip Roth…
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