Quando è nato il “giornalista in movimento”?

E’ vero, il giornalista che consuma le suole delle scarpe è da sempre l’emblema del buon cronista. Ma ormai è diventato qualcosa di più.

Dagli attacchi terroristici delle Due Torri in poi, c’è stato bisogno di nuova “copertura” mediatica. Tra giornalismo della strada e “citizen journalism“, le difficoltà del mondo dei media (LEGGI), sfruttando anche la disintermediazione che i social networks offrono si è creata una nuova figura al passo con i tempi: il mobile journalist.

Si tratta di un giornalista, spesso freelance, che lavora sul campo mettendo a frutto tutte le capacità che nel tempo ha affinato: la creazione di contenuto, la fotografia, il montaggio, la distribuzione, le PR, eccetera.

Freelance e ancor di più. Giornalista “volante”!

Spesso e volentieri il Mojo è senza editore, per motivi pratici, ideologici o economici.

La pandemia ha poi cambiato tutto: in condizioni di fermo obbligato alcuni si son trovati a condividere dirette social da casa, a organizzare convegni online.

Altri, come il giornalista Francesco Facchini (attivo per la riforma dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia), si son trovati a produrre video da fermi, conoscendo i nuovi tools scaricabili online, e aggiornando la propria professionalità.

I social aiutano: le Storie su Instagram, gli snapchat, le gallerie di Pinterest, le dirette video su Facebook e Youtube consentono di trovare il pubblico che usa incondizionatamente il telefonino tutto il giorno, per informarsi e svagarsi.

La narrazione dai tempi di Adamo ed Eva

Lo storytelling, il racconto di una storia commovente o invitante, è uno degli strumenti più preziosi di cui dispongono il giornalista, l’azienda, l’istituzione, il brand, il politico. In modo etico e adeguato, infatti, si può counicare B2C quanto e B2B attraverso la narrazione di valori, eventi, identità, mission.

Perchè? Perché come sappiamo da sempre l’uomo ha avuto il bisongo di narrare. La retorica, con lo studio delle figure e dei trucchi e la narratologia, con la codificha dei “campioni” da ri-utilizzare in mille combinazioni, ci aiutano.

Ma serve l’idea, pubblicitariamente parlando.

E tu sai cos’è lo storytelling? Leggi il mio articolo QUI.

Il mobile journalist

Il Mojos è quello che abbiamo iniziato a vedere nelle narazioni in tv delle emergenze: terremoti, tsunami, attacchi, guerra, pandemia. Il backpack journalist, che va in giro con il suo zainetto. Dentro ha i tools per essere reporter, fotografo, video-maker per  la copertura in diretta delle notizie, dal primo Decennio in poi degli anni Duemila. Oggi sono App facilmente scaricabili.

RTE, un’emittente irlandese, ad esempio nel 2017 ha creato una serie di “Mobile Shorts” destinati principalmente ai canali social più d’approfondimento.

Le abilità irrinuciabili di un Mojo

  • Progetto: partire con le idee chiare anche se siamo fuori dagli studi. Ad esempio aver igià n mente lo storyboard, le inquadrature, le luci e i suoni

  • User friendly: bisogna trasferire o pubblicare i contenuti in modo pratico per il pubblico, interessante e coinvolgente.

  • Adattabilità: la crossmedialità è una parola ormai nota, che si evolve a seconda delle tendenze social in voga. Andremo a vedere cosa sarà con la presa del Metaverso.

  • Fiuto: per i contenuti che saranno in trend in un mondo sovrabbontante di informazioni (vere? false?), per il pubblico e le novità di un mercato sempre in evoluzione, in cui essere anche imprenditori.

Ti è piaciuto il mio focus? Fammelo sapere tramite i commenti qui, scrivimi per progetti e collaborazioni, seguimi se vuoi nella mia pagina Instagram.