La sede della Magnifica Comunità di Fiemme
Il Palazzo della Magnifica Comunità si trova a Cavalese (Tn). Nei documenti antichi il palazzo viene definito Domus Magna per sottolinearne l’importanza politica. Ha oggi l’aspetto di una residenza rinascimentale, anche se nascque come casa-torre e sede giudiziaria medievale, fu ampliata dagli episcopi nel Cinquecento, modificata nel suo uso nell’Ottocento e restaurata nel Novecento.
Perchè è importante
Perché è la sede, oltre che museo – palazzo, della Magnifica Comunità di Fiemme, un ente pubblico di antichissime origini, ancora oggi proprietario di immobili, terre e foreste nella Val di Fiemme, che gestisce in autonomia territoriale e amministrativa. L’origine della Magnifica è datata 1111 d.C.
Il Palazzo presenta delle stanze parzialmente arredate e splendidamente affrescate che ospitano una vasta collezione di dipinti della Scuola Pittorica di Fiemme: gli Unterperger, Alberti, Longo, Rovisi, Giovanelli, Bonora e Vanzo.
Comprende le Prigioni (di fine Quattrocento, visitabili nella loro versione ottocentesca), la Sala dell’Attesa (ingresso dell’appartamento del Vicario), la Stanza del Vicario vescovile, il Salone Clesiano (o Sala delle Udienze), lo studiolo del principe.
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Ecco una visita che vi lascerà a bocca aperta
Entriamo dall’ingresso che è posto sul retro dell’imponente facciata affrescata: al piano terra si transita attraverso le prigioni che ospitano oggi una mostra che ripercorre i rimaneggiamenti e i restauri del palazzo, intitolata “La Domus Magna di Cavalese. Il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme dal Medioevo ad oggi”.
La visita prosegue al primo e al secondo piano dove una serie di pannelli, un video, plastici e ricostruzioni ripercorrono la storia, le funzioni, il patrimonio boschivo della Magnifica. Ogni stanza ha una funzione e un nome e gli affreschi sono pieni di simbologie morali, basate su allegorie animali e mitologia classica
La funzione della Domus Magna
Questo bellissimo palazzo del XIII secolo era la sede temporanea per il vicario del principe vescovo di Trento che, come stabilito dai patti gebardini del 14 luglio del 1111, si recava in valle due volte l’anno per amministrare la giustizia. Dopo il 1314 divenne la sede del rappresentante vescovile e poi residenza estiva del Principe Vescovo. Fu ampliato nel XV e XIV secolo dai vescovi trentini anche grazie alle maestranze che lavoravano nel Castello del Buonconsiglio di Trento.
Al secondo piano venne ricavata la sala delle udienze, al pianterreno le prigioni.
All’inizio dell’Ottocento come è accaduto per tante altre rocche e castelli, fu adibito a carcere. Le carceri ottocentesche vennero utilizzate fino alla fine del secolo.
Nel 1850 l’edificio fu acquistato dalla Magnifica Comunità Generale di Fiemme che, nel corso del Novecento, promosse diverse campagne di restauro; dopo l’ultima nel 2009, il palazzo è stato destinato a Museo-Pinacoteca. Si può vedere oggi in ogni sala un ciclo di affreschi rinascimentali (ad opera di Marcello Fogolino) che lasciano senza fiato. Oltre alla collezione di quadri dipinti dai grandi artisti della Scuola Pittorica di Fiemme. L’illuminazione dei dipinti è perfetta, tanto da farli sembrare filigrane retroilluminate: un’ottima esperienza estetica.
“Tutte le montagne sopra elencate, compreso il legname, i boschi e le foreste, le vie ed i sentieri, i prati ed i pascoli, le attività di caccia e di pesca di tutti gli animali di cielo e di terra, e futuri, a voi tutti e a ciascuno di voi che vivete nella valle di Fiemme ora e in futuro, così come finora avete sempre fatto, confermiamo in perpetuo come vostre per certa conoscenza, e vi investiamo del loro possesso materiale, lo stesso che avete avuto in passato e che ora con approvazione perenne, con la migliore ratifica possibile per via di diritto”.
(Dal privilegio enriciano del 1314)
LA STORIA della Magnifica
Vi era infatti in Val di Fiemme una Comunità abituata alla gestione autonoma del territorio e delle sue risorse. Un’organizzazione amministrativa con funzione di giusta soddivisione delle risorse e mutua assistenza, nata probabilmente nel corso dell’VIII secolo d.C. o forse in epoca longobarda. Con la nascita del Principato vescovile di Trento (infeudazione dell’Imperatore Corrado II il 31 maggio 1027) Fiemme entra nell’orbita del potere temporale del Principe Vescovo. E però qui c’era bisogno di un compromesso: il 14 luglio 1111 il Principe Vescovo di Trento Gebardo, sovrano, insieme ai rappresentanti di Fiemme, detentori di alcuni privilegi territoriali, firmano i patti gebardini che formalizzano quindi la nascita della Magnifica Comunità di Fiemme.
Il Principe Vescovo mandava in Fiemme ogni anno, due volte all’anno, un gastaldione, ossia un suo impiegato che aveva il compito di amministrare la giustizia e riscuotere le tasse. La figura del “gastaldione” (divenuto poi “vicario” dal 1316). Gli abitanti della valle poi erano esentati da ogni imposizione in tutto il territorio del principato, in cambio del versamento di alcune imposte mobiliari (24 arimannie all’anno dette poi romanìe) alla “mensa vescovile”. Vincolo questo che rimarrà in vigore fino al 1848, quando l’imperatore Francesco Giuseppe lo abolì.
L’amministrazione della giustizia: ecco un primo elemento di autonomia. Lo “Scario” era un giudice diciamo così territoriale, che come rappresentante dell’antica Comunità aveva il diritto/dovere di presiedere a tutte le udienze giudiziarie, con il giudice vescovile e i giurati di Fiemme rappresentanti dei “vicini” (cf. vicinìe) nominati dai “regolani”. Inoltre custodiva l’archivio e deteneva le chiavi delle prigioni.
Datazione del Palazzo della Magnifica
La prima testimonianza del possesso vescovile del palazzo è del 1398 e consiste nella donazione (cd. Lichtestein) del Principe Vescovo della sua metà della casa al suo vicario di Fiemme, Bartolomeo Cambi. Un atto che rappresenta un terminus post quem.
La Sala dell’attesa introduce alle stanze nobili dell’appartamento del vicario. Completamente affrescato, l’ambiente accoglieva coloro che aspettavano di essere ricevuti ad udienza dal funzionario vescovile. La finta stoffa damascata a fasce alternate rosse e dorate ed il bellissimo fregio a grottesche, con putti, tralci di vite e cani di razza levriera, conferiscono alla sala eccezionale decoro ed eleganza.
La Stanza del vicario vescovile è l’unica del palazzo a conservare il rivestimento ligneo originale, che mateneva stabile temperature e umidità; l’anno di esecuzione, 1539, è scolpito nell’architrave della porta d’ingresso. Il soffitto a cassettoni conserva eccellenti brani scultorei raffiguranti angeli musicanti e corone d’alloro, simboli di sapienza e gloria. Al centro l’immagine dell’VNITAS, accompagnata da due coppie di rami di palma e alloro incrociati, denuncia l’ideale politico perseguito da Bernardo Clesio (Cles 1483- Bressanone 14), principe vescovo di Trento dal 1514 al 1539.
Alcune curiosità delle decorazioni: i motivi di queste greche decorate sono simbolici, si sussegue il simbolo del vescovo Clesio, oltre a busti classicheggianti con la coda fogliata, putti, anatre dentate, granchi e idrolibellule. Il granchio rovesciato a testa in giù alla base (o soggiogato dal) del braciere oltre a significare la trinità aveva un altro significato. Nel Medioevo infatti si paragonava al demonio per il suo incedere all’incontrario ed era emblema di incostanza e instabilità. In un’altra stanza vi sono tutti gli animali con le loro simbologie: la pantera, la tartaruga sotto il piede di un puttino, il cinghiale animale simbolo di sporcizia, la civetta, il camoscio e tanti altri.
Al piano superiore si accede tramite un’alta scalinata lignea: si entra in un salone che lascia a bocca aperta, la Sala delle udienze o salone clesiano. Ci soprende la grandezza ma soprattutto al decorazione del fregio a grottesca: quattordici riquadri rettangolari con putti su tralci di vite, coppie di delfini accostati, simboli clesiani come il fascio di sette verghe (l’unitas), i rami di palma (la vittoria) e di alloro (il trionfo). Campeggiano poi i ritratti di principi vescovi di Trento, scari, imperatori e dignitari.
La Scuola Pittorica di Fiemme si è sviluppata nel XVII secolo con Giuseppe Alberti che, grazie alla sua esperienza aprì la prima e unica bottega pittorica del Trentino, con molti allievi. Inoltre nello stesso periodo esplose la passione per il collezionismo e alcuni mecenati aiutarono lo sviluppo di un certo gusto per il bello, come Cristoforo Unterperger, commerciante di legname e decoratore. Anche le opere dei suoi figli sono oggi esposte nelle sale del Palazzo della Magnifica Comunità.
La “MOSTRA FILOLOGICA” (21 luglio 2019 – 13 aprile 2020)
Come detto all’inizio, il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme presenta se stesso nella ricostruzione storica dal Medioevo ai giorni nostri. A sette anni dall’apertura al pubblico, una mostra istallata al piano terra ne presenta le tappe dell’evoluzione architettonica, artistica, politica e culturale per mezzo di modellini, documenti ed una elaborazione digitale. Da palazzo medievale a una delle più belle residenze rinascimentali di tutto il Trentino, a prigione ottocentesca a sede rinnovata della Magnifica.
La mostra è curata da Francesca Dagostin e Tommaso Dossi, ed è stata realizzata in collaborazione con la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. Patrocinio della Rete dei Castelli del Trentino e dell’Euregio.
“Zhdat. Dalle Alpi alla Siberia”
Il Palazzo della Magnifica Comunità accoglie anche due mostre fotografiche. Quella che abbiamo visitato riguarda i luoghi della memoria della Grande Guerra e paragona il fronte italiano al fronte russo. Il suo titolo è “Zhdat. Dalle Alpi alla Siberia”. L’autore è Fabio Pasini che presenta fotografie di grande formato in cui il bianco accecante della neve siberiana pone di fronte alla desolazione e al senso della perdita. Foto impressionanti che sembrano arte informale, molto belle anche nella loro composizione complessiva.
*E’ possibile assistere anche a tanti altri eventi. Le Visite Al Palazzo Della Magnifica Comunità di Fiemme, quelle sul territorio, mostre, incontri, eventi teatralizzati. Tutte le info sono sul sito che vi indichiamo.
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