La montagna non è per tutti. Ovvero, come località turistica sì, perché offre intrattenimento di qualità, amico della salute per ogni età, portafoglio, gusto.
Ma per viverci, per conoscerla, per rispettarla pienamente, ci vuole sensibilità e quilibrio interiore. Non a caso si dice “montanaro” a chi è tendenzialmente solitario e basta a se stesso, chi si adatta al freddo e ai lavori manuali, chi non si perde in chiacchere, chi cerca la propria voce interiore.

Pecetto, frazione di Macugnaga, in Piemonte

Val d’Aosta, Aosta con sullo sfondo il Grand Combin
Paolo Cognetti, nel romanzo «Le otto montagne» liberamente tratto dalla propria vita, parla della montagna, in questo caso Le Alpi italiane, anche come strumento di relazione con il padre. E’ un romanzo di formazione, con il classico tema di un’amicizia difficile e della montagna come forma di educazione alla disciplina. Si parla delle Alpi occidentali, da Cadibona al passo del Sempione, con la val d’Aosta come scenario.
Cognetti, classe 1978, nato a Milano e trasferito a New York una volta trentenne decide di trasferirisi in una di quelle valli per cercare oltre che il trekking e l’alpinismo, l’ispirazione letteraria. «Le otto montagne» è tradotto in 39 lingue e vince il Premio Strega nel 2017.
Leggete il libro se volete avvicinarvi con facilità alle Alpi e alla Letteratura di montagna.

Alagna Valsesia ph di Massimo Beltrame – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=71452782