“Ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno, e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno. Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. È l’estate, fredda, dei morti.” Giovanni Pascoli, Novembre – da Myricae, 1891

La saudade dell’autunno

Se nelle tue zone dolomitiche senti la nostalgia del profumo della faggeta, del castagno selvatico, del tiglio. L’autunno in montagna si nota dal giallo dei larici, dalla luce, non certo dalla mitezza del clima. Ma è ugualmente bellissimo.

Sull’Appennino umbro-marchigiano i colori sono quelli della tavolozza dell’arancio.

Portano con sé Halloween e le festività dei Santi e dei Morti. E’ la saudade dell’autunno, che tutti ci prende, così legata ai ricordi dell’inizio della scuola, al passaggio delle stagioni della nostra vita, a nuove prospettive.

Vedere e fotografare il foliage

Nelle Marche in questo periodo alzarsi un po’ in collina consente di fotografare il foliage, ma davvero sono colori presenti un po’ dappertutto. In Appennino, (luogo interessante anche per l’itinerario che propongo QUI) questi sono particolarmente affascinanti.

Tra le province di Macerata e Ancona

Per vedere il foliage, ti consiglio la Faggeta di Canfaito, con i suoi faggi centenari.

Siamo nella Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito, gestita dall’Unione Montana Potenza Esino Musone, ai piedi del suggestivo monte San Vicino (che si raggiunge passando da Braccano, il “paese dei murales”, Cerreto d’Esi, oppure Apiro, Frontale-Pian dell’Elmo) e nei pressi del paese di Elcito, il cosiddetto Tibet delle Marche.

Recentemente Canfaito è stata presa d’assalto dai turisti. Tanto che il Presidente della “Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito” ha dovuto far uscire un’ordinanza per la chiusura dell’area di Canfaito-Elcito in alcuni giorni di affluenza intensa.

Vi raccomandiamo ad ogni modo di vedere anche gli altri posti limitrofi, intorno al San Vicino, come Castelletta, Precicchie, castello da Festival, Domo, Apiro, al lago di Castreccioni (o Cingoli), perché non è detto che siano meno interessanti dei posti famosi.

Oppure di visitare il monte Vettore sui Sibillini in una escursione (in quest caso con presentazioen di libro) di impegno medio, come abbiamo fatto noi.

Comunque sicuramente un luogo da vedere è il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, controllando bene quali sentieri e rifugi son aperti e quali no dopo le modifiche avvenute con il sisma del 2016. Un altro itinerario semplice è quello delle colline nei pressi di Monte Fano, Fabriano, dove si trova l’Eremo di San Silvestro, datato 1234, dedicato a S. Benedetto da Norcia. Dalla cima del monte Fano (m. 890) si vede l’alta valle dell’Esino, la valle del Giano, i Preappennini con le montagne della Gola della Rossa e di Frasassi, il Monte San Vicino, il passo di Fossato, il monte Cucco, il monte Catria; verso sud, in lontananza le cime dei monti Sibillini.

All’interno dell’eremo, una biblioteca antica e una moderna e le «lunette» opera di Antonio Ungarini († 1771), pittore di Fabriano, rappresentanti episodi della vita di San Silvestro abate, fondatore della Congregazione Silvestrina, ricavati dalla Vita Silvestri, scritta dal monaco Andrea di Giacomo da Fabriano tra il 1274 e il 1282. E’ possibile trascorrere del tempo in preghiera prenotandosi (Tel. 0732 21631 – Fax 0732 21633).

Prima o dopo della visita si possono calpestare i sentieri dei Monticelli, molti e molto frequentati. E’ proprio qui che ho scattato queste foto, tra il rosso e il giallo del bosco d’autunno.

In provincia di Pesaro Urbino

I Sassi Simone e Simoncello sono sicuramente dei luoghi naturali in cui passare una bella esperienza. Si tratta di un’area protetta nel Montefeltro, in Alta Valmarecchia che è provincia di Rimini, ma la parte orientale è in provincia di Pesaro-Urbino. Vicini sono il monte Canale, il Monte Carpegna e il Monte Palazzolo. Abbiamo parlato di questa bella zona nel nostro video (GUARDA qui).

A Pietrarubbia si trova una formazione rocciosa dalla forma curiosa e affascinante, Pietrafagnana, detta anche Dito del Diavolo. A me ha ricordato una mano con un dito alzato e ancor di più un’analoga montagna che si trova ai piedi del Sella, in Trentino, detta “la locomotiva”. Si vede bene nel nostro reportage.

Pietrarubbia, Pesaro-Urbino

Pietrarubbia, Pesaro-Urbino

Ma qui c’è anche e soprattutto il Castello o rocca di Pietrarubbia, nata nel Duecento. Nel XIV secolo l’avamposto della famiglia Malatesta contro Frontino, baluardo della Massa Trabaria, l’ingresso dei possedimenti dei Montefeltro. Cadde invece nel Quattrocento e nel Seicento, secondo lo storico Guerrieri (1604 – 1676) era doppiamente recintato e fornito di doppio ponte levatoio con corrispettivi portali. Anche qui c’è lo zampino del famigerato cardinale Egidio Albornoz, che distrusse la maggiorparte dei castelli del Montefeltro (tra le molte rocche albornoziane quella di Sassoferrato nelle Marche e quella di Spoleto in Umbria).

L’obiettivo dello scultore Arnaldo Pomodoro negli anni Settanta fu, poi, recuperare il borgo per fondarvi, nel 1990, una scuola sull’arte dei metalli.

 

Tradizioni gastronomiche

E come si sa, si può viaggiare anche attraverso i sapori tipici (come questi).

Pioraco (Mc)

Pioraco (Mc)

In tutte le regioni italiane i cibi sono frutto della stagionalità, con il loro calore o freddezza, i loro ingredienti tipici di limitati periodi, i loro modi di essere consumati. In autunno nelle mie Marche, quelle comprese tra il fiume Potenza e il fiume Esino, tra il parco dei monti Sibillini e i monti del fabrianese e di Gualdo Tadino, quelle per intenderci delle zone vicino Camerino, ci sono dei dolci tipicissimi di ottobre e novembre.

Sono i simboli dell’autunno. Prelibatezze che si preparano tra le festività dei Santi e i Morti e il Natale, o così almeno facevano le nonne e le zie, oltre alle ormai famigerate vergare, più figure mitologiche che realtà al giorno d’oggi.

 

La frustenga / lu frustingu, un dolce molto difficile!

frustenga

frustenga

Gli ingredienti sono grossomodo gli stessi ma la preparazione varia di paese in paese. E’ a base di fichi secchi e farina di mais, con il condimento di noci, pane raffermo, mosto cotto o sapa, zucchero e cacao, scorza grattugiata di limone o arancia rhum e olio. Si cuoce e ci serve a fette o scacchetti, morbido e dolce. E’ per sua natura legato a questo periodo, in cui si trova il mosto.

I maccheroni con le noci, un dolce molto facile!

maccheroni con le noci

maccheroni con le noci

Semplice, se l’ho fatto io. Si (stra)cuociono dei tagliolini bianchi (senza uovo) e si condiscono con un mix buonissimo. E’ fatto di cacao, zucchero, noci tritate grossolanamente, buccia di limone grattugiata, archemens (liquore rosso tipico del centro Italia), talvolta miele. Si impiatta in una scodella alta e si schiaccia perché sia compattato come uno zuccotto, in frigo per almeno tre ore. Si capovolge una volta freddo e si decora con gherigli di noci e archemens. Si serve a fette come una torta. E’ buonissimo, e se l’hai provato ti ricorderà solo e soltanto queste festività passate nelle Marche.

Il pan nociato / pannociato (dolce)

pan nociato o pannociato

pan nociato o pannociato

Semplicemente un ciambellone con uova, zucchero, farina, burro, cacao a volontà, buccia di limone, mistrà (liquore d’anice, ma qui non chiamatelo anice!) tipo Varnelli (leggi anche) o rhum, lievito per dolci. Sono le dosi delle vostre nonne che faranno la differenza. Ognuna ha un segreto. Decoratelo con gherigli di noci. Facile, va infornato a 180° per 45 minuti.

 

I maritozzi / biscotti di mosto

maritozzi di mosto

maritozzi di mosto

Sono qualcosa di meraviglioso, e si trovano non solo nelle Marche, ma anche in Umbria. Un dolce semplice con un giusto equilibrio di dolcezza e sapidità, aromatizzato con semi di anice e uvetta. Si trovano nella classica forma di maritozzo o a treccia. Il morso del biscotto di mosto vi farà pensare ai giorni di ottobre e inizio novembre. Dopo 15 giorni di full immersion, il mosto non si troverà più e i biscotti saranno solo surgelati. Ogni ricetta è diversa, ma la base è farina, zucchero, mosto, lievito di birra, olio, uvetta e anice.

 

Le fave dei morti

fave dei morti

fave dei morti

La Fave dei morti sono un altro gusto tipico di questo periodo dell’anno nelle Marche. Sono biscotti a base di mandorle, ma non sono amaretti. Sono molto simili ad altri dolci di altre regioni, come Umbria, Lazio e Friuli, ma con la loro specifica ricetta. Mia nonna le preparava per la festa dei Morti ed erano per loro natura biscotti nati duri, buoni da inzuppare, gustosi e dolci.

Si preparano con Mandorle pelate, zucchero, albume, aromi (profumo di mandorle oppure mistrà, c’è chi mette la grappa ma non è dei nostri luoghi). Molto semplice è frullare con un mixer gli ingredienti secchi e aggiungere albume montato a neve ferma. Le palline dell’impasto andranno cotte per circa 15 minuti a 180 gradi.

Vi sono piaciuti questi spunti?

Quanti di voi, marchigiani e non, conoscono queste ricette delle festività dei Morti/Santi?