Le bellezze della Slovenia vanno viste perché sono scenografiche, ma anche perché sono “storiche”.

LUBIANA

Lubiana è la capitale, sul fiume Ljubljanica. Sono molte le sue bellezze, ci limitiamo ad elencarne alcune:

  • il Castello Di Lubiana  sulla sommità di una collina con uno splendido panorama
  •  la Cattedrale Di San Nicola,  distrutta e ricostruita più volte con un conseguente cambio di stile architettonico
  • Il Ponte Triplo con due passaggi pedonali oltre al principale
  • Piazza Prešeren vicino il Ponte Triplo, location di eventi e concerti
  • Il Parco Tivoli con aiuole, fontane e prati e un piccolo orto botanico
  • Piazza Civica, a lato del comune
  • Metelkova, il quartiere dei murales
  • il Ponte dei  (4) Draghi

Bled

Bled nella Slovenia Nord-orientale. E’ il nome di un lago glaciale famoso per la sua isola che ospita una chiesetta in tipico stile sloveno, e sulle sponde Bled è anche il paesino, con il suo castello edificato su una rupe, che scende a picco per 130 metri sul lago.

Le Grotte di Škocjan

Le grotte che si formano con un grande canyon scavato nei millenni dal fiume Reka forma le Grotte di Škocjan, uno degli ambienti sotterranei più suggestivi e visitati al mondo.

Il castello di Predjama

Predjama è un castello del XVI secolo costruito in parte all’interno di una grotta e in parte sulla parete verticale di 123 m . Dietro al Castello di grotta più grande al mondo si nasconde una rete di gallerie segrete, che il cavaliere Erasmo di Predjama attraversava per eseguire i suoi saccheggi.

Le zone della prima Guerra Mondiale. L’Isonzo

Il “fiume più verde d’Europa” secondo lo scrittore e giornalista (e viaggiatore) Paolo Rumiz. Il luogo “dove bellezza e morte si incontrano, come quasi tutti i campi di battaglie”, descrive lo scrittore triestino.

Il Soča (Isonzo) percorre per 140 km il territorio sloveno facendosi largo tra paesaggi alpini, rocce e boschi.  L’Isonzo o Soča è interessante anche nelle sue foci, che costituiscono il parco naturale delle foci dell’Isonzo, una zona con una ampia biodiversità e che ricorda la Camargue e la foce del Po.

 

Messe nere nel forte di Plezzo

Un altro itinerario tra fiumi e boschi è quello di Bovec (già Pletz, in sloveno Bovec, in tedesco Flitsch, in friulano Pleç). Qui ci sono centinaia di percorsi di trekking e mtb da percorrere: ma il fiume si può vivere anche per mezzo del rafting che si può fare anche nel Tolminka, un affluente dell’Isonzo, che proprio accanto a Bovec scorre.

E’ un luogo della guerra, anche questo. Qui si trova Flitscher Klause o Chiusa di Plezzo. Già fortificato ai tempi dei romani, un forte fu distrutto dalle truppe napoleoniche nel 1797. La Chiusa vera e prorpria fu costruita tra il 1882 ed il 1883 consolidata poi dal Forte Hermann, più in alto nella strada. Oggi la struttura della Chiusa è integra e visitabile. Ma con un inquietante segreto: dalle ricerche emerge che vi si svolsono messe nere che sono state alla ribalta della cronaca.

 

Le gole di Tolmin

Le gole di Tolmin costituiscono il punto più basso e meridionale del Parco Nazionale del Triglav e l’amenità naturale maggiore del comune di Tolmino.
Per 2 km si possono percorrere in un’ora e mezza. I visitatori possono guidare fino al parcheggio delle gole di Tolmin in auto. La distanza da Tolmin è 2 km. A luglio e agosto è disponibile un bus navetta da Tolmin alle Gole di Tolmin.

Il museo di Caporetto

Il Museo di Kobarid o Caporetto

Perché avete deciso di fare il museo proprio qui? – chiede Rumiz nel suo documentario al direttore del Museo (ne parliamo diffusamente qui). “Perché è un luogo di incontro di due culture perché era turistico ed è stato sostenuto da tutti gli uffici turistici della zona”. Il museo ha ricevuto il più alto riconoscimento nazionale in ambito museale, il premio del Consiglio d’Europa per i musei e la nomina per migliore museo europeo dell’anno.

Il museo di Kobarid (Caporetto) è centro della rappresentazione delle memorie del fronte isontino su scala slovena, europea e mondiale, con cimeli, fotografie, materiale documentale, proiezioni, testimonianze di scrittori come Ernest Hemingway ed Erwin Rommel. Insieme al museo ci sono diversi monumenti collegati dal sentiero storico di Kobarid, lungo 5 km.

Paolo Rumiz ha dedicato alla guerra sul fronte giuliano anche un libro, “Come cavalli che dormono in piedi” (Premio Alassio 2015), Nell’agosto del 1914, più di centomila trentini e giuliani vanno a combattere per l’Impero austroungarico, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Ma soprattutto sembra essere cassato, censurato dal presente e dal centenario della guerra mondiale, come se a quel fronte e a quei soldati fosse negato lo spessore monumentale della memoria. Paolo Rumiz comincia da lì, da quella rimozione.

E da lì continua in forma di viaggio verso la Galizia, la terra di Bruno Schulz e Joseph Roth, mitica frontiera dell’Impero austroungarico, oggi compresa fra Polonia e Ucraina.

Caporetto, per Rumiz, parla ancora tanto dei caduti di guerra, molto più di tanti Redipuglia.

 

La Cresta di KOLOVRAT

Sulla cresta del Kolovrat c’era l’impero asbrugico; oggi vi si ritrovano trincee di guerra, garritte della guerra fredda. Questo luogo è il confine tra Italia e Slovenia.

Le Valli del Natisone (Benečija o Nediske Doline nel dialetto sloveno locale) si trovano nella parte più orientale Si puo’ visitare il Museo all’aperto del Kolovrat “la terza linea di difesa italiana”, sull’omonimo altopiano.

 

https://www.youtube.com/watch?v=cYzrg7NFy8A