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La tradizione dei tobià in un antico paese, Pian

Pian, una passeggiata da non perdere a Campitello di Fassa

Un tempo pensavo che Pian, località di Campitello di Fassa, fosse solo un agglomerato di grandi case dall’alto valore immobiliare, sul balcone panoramico di uno dei posti più belli della Val di Fassa.
Ho sempre pensato alla difficoltà di arrivarci con le proprie automobili, e a quanto sembrasse impervio. Una passeggiata facile dal centro di Campitello invece mi ha fatto cambiare idea e ha aggiunto curiosità a una valle piena di storia e tradizione. (Lo potreste scoprire riguardo un sito archeologico retico, qui).

Cosa trovate in questo articolo:
  • Descrizione e ubicazione di Pian, Campitello di Fassa
  • il racconto di incanto e tradizionalità di questo posto
  • il percorso per arrivarci

Siamo partiti, nella zona alta di Campitello, dall’ex seggiovia monoposto (un mito a quanto mi hanno raccontato!) Campitello – Col Rodella (o Col Rodela), ora divenuta una serie di appartamenti ben integrati nell’ambiente. Si prende Strèda de Pian che termina proprio al centro della frazione.

A destra di questa grande costruzione di cortain e legno, sale il sentiero che si fa presto scalinata. Si percorre una via crucis, una delle tante che si trovano in montagna.  Dalla partenza all’arrivo a Pian saranno un centinaio di metri di altitudine. Si fanno facilmente, a grandi falcate, e girandosi a guardare verso valle quando si è stanchi.

Ed eccoci in un agglomerato di grandi tobià (o tabià), ovvero fienili, che si avvicendano tra fontane e stradine gradonate di pietra.

i tobià

Siamo in uno dei più antichi e tradizionali insediamenti della Val di Fassa e questo si capisce subito non appena arrivati, anche dalle iscrizioni con “Ave Maria” che spesso coronano i portali della case.

Alcuni tobià sono stati ben ristrutturati, altri affittano i propri locali trasformati in appartamenti speciali. Nanetti, gnomi, gatti e lune di legno, fiori di qualsiasi materiale, personaggi fiabeschi vari costeggiano i giardini o le scale delle case.

Non manca mai un “welcome” o “benvegnui” all’ingresso.

davanti una tipica porta di Pian

Le mura delle abitazioni sono spesse  e dipinte. Si susseguono sigle religiose sui muri bianchi che ci fanno immaginare “questa sarà la casa più antica”,  oppure “questa sarà la casa del parroco”. Interpretazioni fantasiose o meno, ad ogni modo fanno pensare. Una di queste costruzioni è vistosamente antica e imponente. Ha due grandi forni attigui che si affacciano nel giardino.

Leggevo altrove che la presenza di due forni contemporanei  nelle abitazioni della Val di Fassa è molto rara, poiché questi ocali ad alta inerzia termica facevano sì che un forno solo fosse sufficiente per fare il pane per più settimane e per molte persone.

Questa allora deve esser stata un’abitazione importante, penso, che ospitava forni che servivano tutto Pian.

 

La chiesetta di Pian è antica, è del 1750. Ha un’insegna quadrilingue fuori, e la finestra aperta per spiare, ma anche per lasciare le offerte in un contenitore metallico con una piccola feritoia posizionato sullo stipite della finestra.

Chiesa chiusa, ma non per le funzioni, sempre aperta per le offerte e per le preghiere di passaggio.

Qual è la vista più bella da Pian?

In giù, sui tetti di Campitello, in su, sul Sassolungo. Se ci voltiamo vediamo la gente salire a fatica: mai luogo fu più azzeccato per porre una via crucis.

 

Le magie

Un signore brillante e canuto “com’è l’acqua della fonte, fredda o calda? “, due signore entusiaste della bellezza del posto “veniamo una volta all’anno a vederlo”. “Voi di dove siete?”, un veneto rincorre una coppia di signori dallo stesso accento.

La cosa bella sarebbe stata incontrare qualche abitante sull’uscio, per chiedere informazioni. Ma abbiamo visto solo turisti.

“He scontrà doi che se tenian per la man”… dice una vecchina al suo compagno di vita a braccetto.

“Chissà cosa avrà sconvolto la signora”, ci diciamo noi, zittendoci a metà frase.

Poi una casa abbandonata, tetto mezzo rotto, vetri incrinati, a far da crocevia per la ripida sul prato direzione Campitello: dalla sua finestra, oltre il vetro, una bambolina dall’aria vagamente horror e dai capelli blu ci osserva, strappandoci una fotografia romantica.

casa abbandonata a Pian

 

Per tornare si può fare il percorso a ritroso oppure imboccare la strada di breccia che a mezza costa ci conduce nel percorso verso la Val Duron, a pochi metri sotto di Baita Fraìnes. Volendo allungare la passeggiata si prosegue per la Val Duron (dove si è svolto il primo concerto dei Suoni delle Dolomiti), per la strada oppure per il sentiero forestale segnato con il blu .

Ma questa è tutta un’altra magia e un’altra storia (guarda il nostro video qui).

 

 

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