La vera storia di Babbo Natale in grado di convincere grandi e piccini

Santa (K)Claus, il Babbo Natale americano, deriva da San Nicolò (San Nikolaus), è abbastanza chiaro etimologicamente.

Risulta che in molti paesi del nord, e in regioni d’Italia  –  a Bolzano, a Trieste, a Canazei, a Caldaro, in Veneto, in Trentino, nell’arco alpino –  San Nicolò (e la sua vigilia il 5 dicembre) sia una delle feste più amate dai bimbi, perché il santo patrono di Bari e tante altre località porta regali a bimbi buoni come Babbo Natale e la Befana dell’Italia del centro/sud.

E così San Nicola / St. Nicholas divenne Santa Claus in America, in una trasformazione che risale al XIX secolo e che riguarda il senso della famiglia della società cattolica. Si ricordi la poesia dello statunitense Clement Clarke Moore, che ne parla citando il santo vescovo.

Nicola dei Lorenesi, san Nicola Magno, san Niccolò o san Nicolò, nato a Patara nella Lisia (Asia Minore) e morto nell’anno 350 era il vescovo di Myra, venerato come santo dalla chiesta cattolica e ortodossa. Il vecchio vescovo secondo la leggenda donò tre sacchetti pieni d’oro a tre bambine che erano state vendute come schiave dalla loro famiglia. Da qui la consuetudine che Nicola/Nicolò, il 6 dicembre, porta tutt’oggi piccoli doni, come arachidi, cioccolate, mandarini. Se nel corso dell’anno il bambino non si è comportato bene, non riceve alcun dono oppure solo del carbone, proprio come la Befana della nostra infanzia marchigiana.

In val di Fassa San Nicolò è patrono di Pozza di Fassa (oggi comune di Sèn Jan) e il 6 dicembre, quindi viene festeggiato con la chiusura delle scuole e una grande festa nel tendone delle manifestazioni. In quel giorno un “figurante” porta i regali e va in giro, all’asilo o a scuola, a incontrare i piccoli. In altri paesi della valle, San Nicolò passa nelle case la sera della vigilia. In una frazione di Caldaro (Bolzano), che si chiama San Nicolò, viene ugualmente celebrato.

 

Per tradizione in Fassa il 5 dicembre sera si sente arrivare la combriccola composta da Nicolò, annunciato dal suono del suo campanello  e dai diavoli, che si riconoscono dalle catene con cui sono legati. Nicolò porta mitra, anello e pastorale, ha una lunga barba. Come detto “viaggia” accompagnato da un angelo e dai diavoli in catene che tiene a bada, più recentemente noti con il nome di KRAMPUS. 

I diavoli avevano la funzione di spaventare i bimbi irrequieti, ma non solo, con le maschere terrifiche fatte di legno di cirmolo, dipinte, dentate, realistiche e fornite di corna di stambecco o capriolo.

A Pozza, in particolare nella frazione Media, l’agglomerato che sorge attorno alla bella Chiesa di San Nicolò, ormai la sfilata dei Krampus è un evento che richiama partecipanti da oltre confine.

 

Ad ogni modo, in Fassa, San Nicolò si presenta ai bambini con i diavoli e dà i suoi doni. Si può anche chiedere ai diavoli di restare fuori dall’uscio, ma non è detto che vi diano retta. Si offre loro qualcosa da bere o da mangiare, per consuetudine.

Il vescovo Nicolò intabarrato, barbuto e soprattutto irriconoscibile e con la gerla dei regali, davanti agli occhi increduli dei bimbi, raccomanda loro di fare i bravi, di ascoltare i genitori.  I piccoli guarderanno la combriccola atterriti o incuriositi. Un’esperienza che resterà nella loro memoria, almeno finché non ricominceranno a fare i discoli…