Vi racconto una storia.
Se volete.
Quando mi spostavo verso il gotico, vivendo e studiando a Barcellona, la mia “parada” (=fermata) preferita della Metro era Urquinaona.

La piazza con questo nome infatti era per me il crocevia dell’universo intero, proveniendo dall’Università e quindi cavalcando la Linea Rossa che portava da Plaza de España a Universitat, e a Plaça Catalunya.

Plaça Catalunya

Plaça Catalunya

Qui a volte scendevo per le Ramblas, a volte mi perdevo nei negozi, nello Fnac e simili.

 

A volte invece proseguivo fino a URQUINAONA negli atrii del quartiere Gotico e del quartiere Born.

Lì, i primi giorni ero confusa sulle uscite da prendere, ma poi capii presto che la spina dorsale (una delle spine dorsali) per orientarmi era la Via Laietana.

Bella, grande, trafficata, piena di negozi interessanti, mi conduceva nel paradiso barcellonese dei palazzi storici, di librerie, della Cattedrale La Seu, della piazza della Generalitat e in una specie di paese dei balocchi modernista, colorato e strano, mai visto prima.

(A proposito di posti mai visti, vi sfido con 5 mete di Barcellona che certamente non conoscete), poi ditemi se vi ho sorpresi…

Lì davanti il brusio si moltiplicava, di turisti, studenti, curiosi, intellettuali. Si trattava del Palau de la Música Catalana, un gioiello di pietre e azulejos, un brulicare di colori, un sovvertimento delle classiche regole architettoniche di “medietas” legate alle architetture a destinazione culturale e ufficiale.

 

E’ stato progettato da un altro grande nome di Barcellona, l’architetto Lluis Domènech i Montaner, il cui nome campeggia in vie e palazzi, proprio tra il 1905 e il 1908, e dichiarato monumento nazionale nel 1971 e Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 1997.

Vi invito a scoprirlo come ho fatto io, prima sbirciando attraverso i vetri e poi entrandoci, per conoscere un pezzo dell’orgoglio catalano che non parla di opposizione, ma di cultura.

Io ci passavo appositamente, per guardarlo, anche perché si trova in un vicolo, non in una piazza principale. Ho iniziato a osservarlo capitandoci per caso.

Non andavo ai concerti importanti (pur essendo io una melomane-jazzofila!), nei miei anni di Erasmus, ero troppo “a risparmio”. Ma mi riempivo gli occhi e gli orecchi tutti i giorni di ciò che quella città mi regalava.

Se vi avvicinate all’entrata siete accolti da archi di mattoncini rossi e ceramiche, marmo decorato con fregi, sculture decò e simboli di Barcellona. Un tempo, quando ci vivevo io a Barcellona, davanti c’era un bar frequentatissimo, ora, dopo i lavori di restauro, non più, e le entrate sono controllate da passaggi obbligati. Se vi affacciate oltre i vetri vedrete una bellissima scalinata che conduce alle sale concerto e luce, tantissima luce.

E decorazioni: fregi, bellezze di fiori, colonnati, colori.

Ho saputo solo dopo che l’idea di Montaner era di creare un “giardino della musica”: ecco il perché di tanti fiori e vegetazione riprodotta in questo gioiello.

Io guardavo e osservavo, a ogni passaggio, un nuovo dettaglio. Ora potreste invece entrare in una visita guidata a pagamento, o ancor meglio assistere a un concerto.

Vedrete la Sala prove e la sala concerti. La Sala Prove del coro Orfeó Català, che è infatti la corale ufficiale di Barcellona con sede proprio nel Palau, va vista anzitutto per la simbologia: è il fulcro del palazzo poiché lì fu posta la prima pietra nel 1905. Si sale per la grande scalinata colorata di decorazioni sul corrimano, quella stessa che potrete sbirciare da fuori, fino al Salone Lluís Millet, dove si vede la balconata con colonne ancora con decorazioni floreali.

La Sala Concerti è ellittica con una platea e due ordini di balconate. E’ illuminata da un grande lucernario a forma di lampadario a gocce, di colore giallo, come il sole tra tutti questi fiori, che rende calda la luce dell’esterno e consente di illuminare la sala anche in assenza di luce.

E’ proprio un sole, infatti, costituito da vetri che compongono i raggi, si riallaccia allo stesso tempo alla tradizione dei lampadari dei teatri classici.

Nella Sala, sul palco c’è l’organo del Palau datato 1908, decorato con statue femminili che suonano strumenti musicali.

un dettaglio

Il Palau è gestito da una Fondazione la Fundació Orfeó Català-Palau de la Música Catalana, che naturalmente ha il grande compito di valorizzare e preservare oltre un secolo di storia musicale.

La programmazione del Palau come immaginate è ampissima, dalla musica corale, alla sinfonica, dalla contemporanea al jazz al musical.

Il mio desiderio è tornarci prima possibile, magari in un viaggio inaspettato, con la scusa di vedere un super spettacolo. Proprio come feci anni fa al Teatro Liceu, altro must di Barcellona, dove vidi i Momix con le loro fantasiose coreografie!

Infine, se amate come me anche il Jazz, vi consiglio un’altra meta: il Jamboree (qui il nostro video)jazz club  che si trova in Plaça Reial, al centro di Barcellona, scendendo sulle Ramblas, in una traversa a sinistra.

Plaça Reial, ricca di ristoranti, club, sale concerti e discoteche

Plaça Reial, ricca di ristoranti, club, sale concerti e discoteche

 

Una meraviglia per gli occhi e le orecchie, il Palau, che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la grande effervescenza culturale di Barcellona.