Una rilassante passeggiata a Cavalese, centro di spicco della Val di Fiemme, dove finalmente si respira la primavera.

Una cittadina incantata di antiche case, con un bellissimo parco antistante la Pieve (qui lo racconto con dovizia di dettagli) e tante leggende “di montagna”, come quella dell‘uomo selvatico…

Veniamo a conoscenza che la Domus Magna, sede storica della Magnifica Comunità di Fiemme (di cui abbiamo parlato abbondantemente in questo articolo), ha acquisito un nuovo dipinto dall’indubbio valore storico, artistico e simbolico. Niente meno l’autoritratto inedito di don Antonio Longo.

Antonio Longo nacque a Varena, nei pressi di Cavalese, il 14 aprile del 1742. Ordinato sacerdote nel 1766, si trasferì presto a Roma. L’arte e l’architettura serebbero state le sue passioni, dato che si formò con il pittore Valentino Rovisi di Moena, e con i pittori fiemmesi Unterperger di cui divenne seguace. A Roma frequentò i corsi dell’accademia del nudo e conobbe artisti di fama come Anton Raphael Mengs, Pompeo Batoni e Anton von Maron. Tornato in valle di Fiemme, nel primo decennio dell’Ottocento, maturò varie esperienze in campo architettonico. Suoi sono alcuni interventi in edifici ecclesiastici, oltre che dipinti, nelle valli di Fiemme e Fassa. Ad esempio, la torre campanaria della Chiesa Parrocchiale di Tesero (1804-1806) e la torre della Chiesa di San Sebastiano di Cavalese (1805), annessa al Palazzo.

Ecco che, il giovedì del compleanno di don Antonio Longo, alla Domus Magna presentano il suo autoritratto. Datato 1762, eseguito a soli 20 anni, nel periodo del noviziato. Nella bella sala degli incontri della comunità, detta Sala delle udienze o Salone Clesiano, alcuni fedelissimi osservano il piccolo autoritratto pieno di magia, ascoltando l’interessante guida.

In realtà acquistato da una cittadina privata, dopo una lunga ed estenuante contrattazione, il quadro trova la sua nuova sede nella collezione della Domus. E viene appeso tra i tanti pittori fiemmesi con un grande applauso dei presenti.

Un breve salto nelle altre stanze, in cui possono ammirare i dipinti fiemmesi, le greche e le decorazioni, e in parte la mobilia originale, (leggine la descrizione QUI).

Poi nel cortile antistante la Domus e nel giardino vicino, illuminato da un raggio di sole.

Qui gli aberi in fiore ci stregano. Scopro che la Paulownia Tomentosa è una pianta giapponese (e cinese) resitente al freddo e al caldo, dalla liscia corteccia, dal legno chiaro e dai frutti dalle proprietà cosmetiche. Strano, in realtà che sia stata portata fin qui nei primi del ‘900. Ma non è l’unico albero centenario della città: ho gia parlato della sequoia fatta piantare dall’imperatore Francesco Giuseppe…

Quella di questo giardino, che una volta era del palazzo vescovile, ha almeno un centinaio di anni.  E i bambini non resistono alla magia di arrampicarsi.