Scattare nel XXI Secolo come a metà Ottocento? E’ possibile e con queste tecniche un fotografo marchigiano fa dei ritratti affascinanti per i suoi clienti, per esposizioni, regali, e soprattutto per la sua passione.

 

La calotipia o talbotipia è un procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini su carta con la tecnica del negativo – positivo, messo a punto da William Henry Fox Talbot, brevettato nel 1841. Mentre Daguerre il famoso inventore del dagherrotipo usava le lamine metalliche, Fox Talbot impiegò carta da lettere di buona qualità, trattata con soluzioni contenenti cloruro di sodio (comune sale da cucina) e nitrato d’argento.

Fabrizio Centioni

Fabrizio Centioni

Torniamo indietro a quel secolo

Perché Fabrizio Centioni, fotografo marchigiano, scatta su carta fotografica moderna con macchine e tecniche della calotipia. Fabrizio però deve far una modifica, secondo quel che lui chiama “la ricetta“, usando due sviluppi, uno in camera oscura e uno fuori. La fotografia che ne vien fuori, non solo è un’opera d’arte a tutti gli effetti (anche per la bravura del ritrattista), ma è anche un pezzo unico e irriproducibile. Se ci sono ripensamenti, ci dice Fabrizio Centioni, bisogna fare un altro scatto.

Fabrizio ci parla anche del collodio umido, e dei suoi estimatori oggi. Nel 1851, Frederick Scott Archer riuscì a produrre negativi su lastra di vetro, e come legante dei sali d’argento usò il collodio, che doveva essere usato umido sulla lastra, poi seguirà il procedimento alla gelatina. Il binomio negativo al collodio e carta albuminata si impose per almeno tre decenni.

Scopri con noi il progetto di Fabrizio sul suo SITO e nel nostro podcast.