Non si è barcellonesi veraci, se non si è stati una volta al Camp Nou.
Anche se si tiene per l’Espanyol (Reial Club Deportiu Espanyol de Barcelona) la squadra minore di Barcellona che gioca al Estadi Cornellà. Bisogna andare al Camp Nou, cantare l’inno ed esultare facendo girare le sciarpe e le bandiere rossoblu (e gialle). I tifosi del Barça non si infervorano ma festeggiano discretamente.
Perché il Camp Nou è enorme, bello, colorato, e starci dentro dà una grande emozione. E con te ci sono le signore che cucinano nel tuo ristorante, i bimbi delle scuole o i pensionati in giacca che vedi leggere “La Vanguardia” la domenica mattina in uno dei tavolinetti dei bar dell’Eixample, dove vivi tu. Nessuno di questi si infervorerà o salterà la recinzione.
Vi racconto la mia emozionante esperienza con una partita Blau – Grana.
“Més que un club“
Dunque, di Blau-grana (che vuol dire rossoblù, con più fortuna calcistica del Bologna F.C. però) c’è anche la squadra di Basket, l’altrettanto premiata Barça Lassa, che gioca al Palau Blaugrana (le mie coinquiline erano tifose sfegatate); ma blau-grana è il colore di Barcellona, oltre al fiocco giallo che sta per catalano, blaugrana è il cuore di ogni sportivo di lì.
Sono state le mie coinquiline catalane a cantarmi l’inno del Barça (e poi un amico, quello che mi ha portato allo stadio, me lo ha fatto imparare) che ha anche una valenza politica e solidale: nelle parole dell’inno del Barcellona non importa di quale zona della Catalogna si sia, l’importante è ritrovarsi nella fede calcistica e in una bandiera, quella del Barça F.C. che sventola al vento rossoblù per affratellare tutti i catalani, del nord o del sud.
Alla fine tra Barcellona e altre città catalane non c’è concorrenza, perché lo stesso è il pensiero catalanista e repubblicano, che si contrappone allo stato spagnolo e monarchico.
“Força Barça!“
Ci sono poi dietro tanti riferimenti e rivendicazioni che fanno pensare all’età di Franco, al franquismo e ai suoi cd. amici, e al fatto che Catalogna e catalani in quegli anni erano “parole fuorilegge”.
Ecco, ora si può capire quanto pesi un derby come Barça – Real Madrid, quanto sia sentito, quanto siano tenuti sott’occhio i tifosi madrileni dai catalani (perché la squadra del Madrid, ricordiamolo pure, è “Reale”).
Il Camp Nou, tra l’altro fu costruito per tutta risposta al nuovo stadio S. Bernabeu del Real Madrid, negli stessi anni e di proporzioni simili.
Sulla tribuna centrale, quella che viene inquadrata dalla telecamere della tv, del Camp Nou c’è scritto in un bel giallo canarino “Més que un club” (e club, vi prego, non leggetelo all’inglese ma leggetelo come è scritto, perché gli spagnoli hanno un inglese tutto loro).
Cioè, dal catalano, “Più di una squadra”, che è la definizione che ne diede il presidente Narcis de Carreras nel 1968, e che riassume un po’ quel che ha detto sopra.
Io, l’inno, l’ho imparato subito:
Tot el camp
És un clam
Som la gent blaugrana
Tant se val d’on venim
Si del sud o del nord
Ara estem d’acord estem d’acord
Una bandera ens agermana
Blaugrana al vent
Un crit valent
Tenim un nom que el sap tothom
Barça, Barça, Barça!
Il “Campo Nuovo” o “Stadio”
Il fantastico Camp Nou fu inaugurato nel 1957, in pieno franchismo. Interessante notare come i documenti che si trovano di allora siano tutti in castellano e lo si chiami “Nuevo Campo del Barcelona” o in generale “Nuevo Campo”.
Vi consiglio di vedere la web page di un collezionista di cimeli del Barça, se capite come me il catalano: http://www.elpetitmuseu.com/.
Lo stadio del Barça ha oggi una capienza di 100.000 posti a sedere. E’ stato usato per grandi concerti come quello di Julio Iglesias o di Pavarotti, e addirittura richiesto da stilisti per alcuni défilé, ma in generale è la mecca del calcio, dove si sono disputate le partite più importanti della Liga spagnola e della Champions League.
Vicino al Camp Nou vi sono installazioni del club come La Masia e il Mini Estadi, lo stadio in cui gioca la seconda squadra del Barcellona, la cosiddetta Barça B.
Nello stadio c’è l’ambìto Museo del Barça con memorabilia, palmarès e lo shop, e poco distante da lì la sede legale del Barcelona F.C.
Con il biglietto del museo si visita, in modo autoguidato, lo stadio in tutti i suoi angoli compresi spogliatoi, tunnel per il campo, panchina e sala stampa. Gli orari del museo e dei tour allo stadio sono 10:00 – 14:30; 25 dicembre: Chiuso tutto il giorno; Santo Stefano: 09:30 – 19:30; 31 dicembre: 09:30 – 19:30; 01 gennaio: Chiuso tutto il giorno
06 gennaio: Chiuso tutto il giorno; Domenica e feste nazionali: 10:00 – 14:30.
Tot al camp!
La mia esperienza è Barça – Atletico Madrid, una partita minore, ma sempre interessante, giocata durante la Liga, il campionato spagnolo.
Ci si dà appuntamento in una stazione della Metro dalle parti della fermata Diagonal e si entra con un abbonamento “omaggio” (fortunatamente per me).
Tornelli e scale fino ad uscire allo scoperto, per vedere un mare di gente ordinato e gioioso.
Quando esci e vedi l’enorme stadio rimani a bocca aperta. Non è l’unico, d’accordo, ci sono stadi più grandi al mondo, ma l’effetto è quello di un circo enorme e colorato costruito per il divertimento sportivo di tutti.
Ho impressa nella memoria l’illuminazione dello stadio, il silenzio che si ascoltava nell’attesa che si concludesse un’azione calcistica, la simpatia di chi mi accompagnava. Un’atmosfera calorosa e cordiale, una tifoseria colorata e moderata.
Seduta e perfettamente integrata con il popolo dei Catalani del fùtbol, mi godo il partido dall’alto. Da molto in alto!
La tifoseria educata del Barça
La felicità famigliare di chi era seduto sugli spalti, come me, dei tanti bambini a vedere el partido con i nonni o i genitori, la ricordo bene.
La tifoseria rossoblù è il fiore all’occhiello del Club, per la sua compostezza nota anche oltreconfine (anche se dicono che in grandi occasioni lo stadio si infiammi).
Mi spiegano che l’esultare è costituito da un “OOOHH” in coro, non da gridi o strepiti o parolacce. E che per far festa i barcellonesi sventolano le sciarpe tutti insieme (sapete che gli inglesi battono le mani agitandole in aria?). Ma anche che gli spalti del Camp Nou si colorano talvolta del giallo indipendentista e di scritte politiche: in particolari occasioni sono comparse scritte che inneggiavano alla libertà della Catalunya, a un sentimento ben noto di cui abbiamo già parlato.
Non ho comunque avvertito un senso di pericolo, né visto gesti razzisti o violenti o striscioni offensivi.
Forse son peggiorate in generale le maniere dei tifosi, ma quello che ho sentito al Camp Nou era un senso di festa sportiva, e basta.
Ps. Se non siete amanti del calcio, ma della musica, ecco la tappa imperdibile per voi, il PALAU dela MUSICA dove troverete ogni tipo di spettacolo, dal jazz al balletto.
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